Kitesurf: La 5° linea
Descrizione
Tutti i nuovi kite vengono oggi forniti con quinta linea di serie e anche quelli di qualche anno più vecchi hanno comunque la predisposizione per volare con questa configurazione.
Generalmente la quinta linea vera e propria è più lunga di una front-line dai 30 ai 60 cm.
Il sistema della 5^ linea, Fig. 1, fornisce un maggior de-power, una maggiore sicurezza e maggiore facilità di rilancio. È stata ideata per migliorare le performance del kite e la sicurezza. Con solo una linea in più si è aggiunto molto in termini di sicurezza e facilità. È sicuramente un vantaggio imparare ad usarla.
La 5^ linea serve principalmente per il rilancio dall'acqua e per aumentare i margini di sicurezza quando mandi l'ala in sicura: la potenza si annulla istantaneamente e permette al kite di sventare a "schiena in giù". L'unico inconveniente, è che se l'ala si "avvita" su stessa c’è il rischio che il 5° cavo tagli in due l'ala una volta che la stessa riprende vento e va in potenza. Pertanto se durante la caduta l’ala si trova in queste condizioni conviene rientrare immediatamente a terra per ripristinare il tutto e continuare tranquillamente la session in mare.
Fig. 1
Ulteriori vantaggi sono:
- Azzera istantaneamente la tensione delle altre quattro linee e quindi la trazione dell’aquilone;
- Elimina le rotazioni durante la discesa;
- Non intralcia evoluzioni aeree, in quanto passa attraverso il foro centrale della barra, permettendo sia quelle agganciati sia quelle sganciati;
- Il ripristino, dopo il suo utilizzo (in caso di caduta dell’ala) e’ semplice e veloce;
- E’ preziosa per il rilancio o decollo a terra ed in acqua ed anche per l’atterraggio sia in caso di emergenza sia di fine attività a terra;
- Serve da linea di sicurezza qualora su di essa si collega il leash dell’ala.
Il 5° cavo si compone essenzialmente da due parti: una briglia (sull’ala) che può essere singola, Fig. 2 o ad Y, Fig. 3 e la quinta linea vera e propria che dal boma è collegata o direttamente all’ala o alla briglia.
Fig.2 Fig. 3
Trimmaggio
Il 5° cavo, in fase di montaggio a terra dell’ala, può essere trimmato in due modi:
Attivo, il cavo alla Leading Edge viene posizionato al 2°/3° o 4° nodino della briglia, ciò dipende da come vogliamo trimmare l’ala.
Questa modalità fa +/- cabrare l’ala che diventa +/- potente, questo si effettua quando siamo in presenza o di forte vento o di poco vento.
In caso di eccessivo rinforzo del vento, volendo utilizzare lo stesso la nostra ala, regolando opportunamente la tensione del cavo a terra, si riduce la potenza del kite offrendo così meno resistenza al vento e consentendo di effettuare la session con l’ala depotenziata.
Queste sono regolazioni statiche, ovvero una volta scelta la modalità di settaggio a terra, durante la navigazione non è più possibile modificarla.
Passivo con il cavo lento, 1° nodino della briglia. In questo caso non variamo affatto l’AOA (*) e l’ala assume il suo consueto profilo.
(*) AOA, Angle of Attack: Conosciuto anche come angolo di incidenza è l'angolo con cui l'aquilone vola rispetto al vento.
In navigazione
Qualora il nostro 5° cavo sia dotato di ritegno (strozzascotte o similari) è possibile durante la navigazione cazzare opportunamente il cavo facendo cosi cabrare l’ala che diviene meno potente.
Questa modalità solitamente si impiega quando il vento aumenta oltremodo e o si vuole continuare la session (sempre in sicurezza) o sventando l’ala ci consente di rientrare a riva senza problemi di over power.
Use Safety
Nel caso di sgancio dal Chicken Loop la connessione al 5° cavo ci consente di non perdere l’ala e recuperarla rapidamente (fa da sicurezza). In tal caso la barra scorre sulla 5^ linea arrestandosi allo stopper ball, Fig. 4 (*).
In caso di caduta accidentale dell’ala in mare si procede al ripristino/recupero del kite secondo le procedure di ridecollo dell’aquilone, tecnica del 5° cavo.
(*) Lo stopper ball è una pallina che arresta il boma quando, per motivi di sicurezza ci si sgancia dal sistema < quick release >, e la barra scorre sulla linea del leash dell’ala.
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Fig. 4
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